L Aspirina, l’acido acetilsalicilico (ASA) festeggia 120 anni! La storia e l’utilizzo di questo farmaco sono radicalmente mutati nel corso degli anni e in particolare negli ultimi anni, grazie alla mole di evidenze derivate dagli innumerevoli studi e all’inesauribile impulso dell’esperienza clinica. Nato nel 1897 come antidolorifico, utilizzato negli anni con successo come analgesico, antipiretico e antinfiammatorio, la storia di ASA svolta quando viene scoperta l’attività del farmaco nella prevenzione cardiovascolare. Alla luce delle recenti crescenti evidenze, secondo il giudizio autorevole di molti Autori, ASA si sta preparando ad una terza età nella sua ricca ultracentenaria esistenza.
Aneurismi aortici addominali (AAA) sono una causa principale di morte. Attualmente, il sostegno del trattamento per AAA è riparazione chirurgica e non ci sono terapie mediche approvate dalla FDA per AAA. Molte ricerche sono in corso per scoprire nuove terapie mediche per AAA. La fisiopatologia di AAA è intesa come un complesso gioco di processi infiammatori e proteolitici che degenerano la parete aneurisma. La calcificazione arteriosa, osservata in AAA ma in misura minore rispetto alla malattia occlusiva arteriosa, si verifica in maniera simile alla deposizione minerale nell'osso. Le cellule come gli osteoblasti sono responsabili della deposizione minerale nelle placche aterosclerotiche. Recentemente, cellule simili a osteoclasti - la controparte catabolica degli osteoblasti - sono state scoperte in placche aterosclerotiche. Inoltre, cellule simili a osteoclasti sono presenti nella parete di AAA, ma non in aorte sane. Le cellule simili a osteoclasto secernono le metalloproteinasi della matrice (MMP) - proteasi implicate nella degenerazione della parete aneurisma arteriosa - e possono contribuire alla degradazione della parete aneurisma. L'inibizione di cellule simili a osteoclasti può impedire la progressione dell'anestesia riducendo i livelli tissutali di MMP. In questa recensione, discutiamo la fisiopatologia della formazione AAA e il ruolo attuale della terapia medica nel trattamento di AAA. Inoltre, evidenziamo l'ipotesi emergente che gli osteoclasti svolgono un ruolo chiave nello sviluppo di AAA e si cercano terapie per inibire l'osteoclastogenesi in AAA.
Trapianto Cardiaco, il Paziente muore dopo pochi giorni.
Notizia riportata da tutti i media con enfasi, e la Ministra della Sanità Lorenzin che afferma “… non si può morire di trapianto di Cuore..”
Forse si è confusa, non si può morire di trapianto di capelli, di pelle, di matrice ossea, su questo avrebbe ragione, ma sul trapianto di Cuore ha le idee confuse.
Il Trapianto Cardiaco è un intervento complesso, anche se non il più complesso, che coinvolge mediamente 40 operatori tra medici, paramedici, tecnici specializzati ecc, ed ha una “filiera” complessa che posso riassumere così:
-individuazione del donatore ed espianto del Cuore
-cardioplegia del cuore espiantato, cioè paralisi del muscolo cardiaco per proteggerlo dalla mancanza di flusso sanguigno
-ibernazione del cuore paralizzato a 4° C
-Trasporto al centro trapianti
-Intervento sul Paziente ricevente con ipotermia profonda, circolazione Extracorporea assistita e reimpianto del cuore del donatore
-ripristino della circolazione spontanea con riscaldamento progressivo e riattivazione del battito del nuovo cuore
Ogni passaggio di questa “filiera” nasconde innumerevoli insidie, ed è per questo comprensibile che si manifestino complicanze anche mortali. Bisogna inoltre considerare che il soggetto che viene trapiantato ha alle spalle una storia lunga di malattia, che solitamente coinvolge polmoni, fegato, reni, circolazione, cervello ecc.
Se come dichiarato dal Direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, il cuore del donatore era idoneo, e ciò è confermato dai medici del San Camillo che hanno eseguito l’intervento, ben si capisce quali e quante incognite possono aver portato all’ insuccesso e al decesso del Paziente.
Dr Guidalberto Guidi
Tempo di sport
Questa è la settimana dedicata alla promozione dell’attività fisica come Farmaco, per mantenersi in salute o per recuperare lo stato di salute . Dobbiamo constatare che in tutti gli studi fino ad ora condotti vi è convergenza assoluta sul corretto stile di vita.
1 ) Non fumare, è infatti accertato che il fumo favorisce l’invecchiamento dei vasi e quindi di tutti gli organi vitali, avvizzisce la pelle rendendola meno luminosa ed elastica sostenendo il processo infiammatorio cronico del derma che ne provoca l’invecchiamento .
2) Svolgere attività fisica regolare, meno intensa ma prolungata i più anziani , lavorare l’orto per esempio, più dinamica ed intensa quelli che vogliono conservare una adeguata massa muscolare.
3) Mangiare con saggezza e poco se poco si consuma , dieta più ricca se l’attività è più intensa e pesante , ma comunque sempre con grande moderazione; adeguare l’apporto proteico alla propria massa magra ( muscolare ) se vogliamo mantenerla efficiente .
(A questo proposito dobbiamo ricordare che i longevi abitanti di Campodimele , che trovano nella carnosina della carne uno stimolante naturale delle difese immunitarie, hanno un consumo di carne quotidiana superiore alla media nazionale).
4 ) Avere interessi e scopi sia come lavoro sia come hobby. Dedicarci ad attività che ci assorbono aiuta i processi biochimici cerebrali a mantenere vivo il cervello , attivo il ragionamento , positivo l’umore .
5 ) Non bere mai in eccesso , l’alcool danneggia il fegato e debilita i muscoli .
Mi rendo conto che tutto ciò è quasi ovvio ! Chi è in grado di seguire queste regole senza fatica e per tutta la vita , ha più probabilità di vivere più a lungo e in buona salute. Peccato però che la maggioranza della popolazione per cultura, pigrizia, vizi, ecc … non riesca a seguire queste poche elementari regole , che però possono proprio contribuire a cambiare il corso della vita.
Dr. Guidalberto Guidi
Charlie
Un caso che commuove le coscienze, una lenta agonia che però suona come una condanna a morte. Nelle ultime ore nonostante la rassicurante offerta dell’Ospedale Bambin Gesù pare che da Londra siano arrivate solo notizie negative: il piccolo paziente non si può trasferire, ma non soltanto per le condizioni cliniche estremamente critiche, ma sembra addirittura per “problemi burocratici”.
In Italia siamo abituati alla burocrazia dilagante, ma non siamo mai arrivati a tanto. Mi rendo conto che dal punto di vista Etico la scelta tra mantenere in vita o interrompere una vita di estrema sofferenza sia difficilissima. Ma ancora più difficile è “normarla”
Charlie è affetto da una rarissima malattia che colpisce i mitocondri, questi sono microscopici apparati disseminati in tutte le cellule specie dei Muscoli, e con un sofisticato ma perfetto meccanismo ideato dalla natura producono l’energia necessaria a far contrarre i muscoli. Questo vale per i muscoli dello scheletro ma anche per i muscoli cosiddetti “involontari” come quelli respiratori, che ci fanno espandere i polmoni anche di notte mentre dormiamo.
Se questi apparati sono insufficienti o non funzionanti il corpo si affloscia come una bambola di stracci, la respirazione si ferma ed il cuore perde rapidamente la sua energia e forza di contrazione. La malattia in questione è incurabile, il piccolo può essere temporaneamente tenuto in vita soltanto mediante respirazione assistita, nutrizione e idratazione per via venosa e cosi via.
I mitocondri sono Milioni nel nostro corpo, e se per errato codice genetico o per una degenerazione di varia natura non “lavorano” egregiamente e all’unisono la condizione è incompatibile con la vita. E questo è ciò che sta accadendo. Misurare la sofferenza in un corpicino cosi piccolo è impossibile, ma ritengo che in ogni caso un minimo supporto per la sopravvivenza non si debba negare a nessuno, forse lasciare alla sensibilità dei genitori la scelta.
Guidalberto Guidi